Qualche anno fa uscì un libro di Enzo Biagi, “Il Belpaese”, in cui il giornalista scriveva i motivi per cui l’Italia andava avanti: il fornaio che nella notte prepara il pane, il netturbino che spazza le strade, l’edicolante e il lattaio che ti portano giornali e latte a casa. Erano loro gli eroi civili del Belpaese di Enzo Biagi. E lo sono anche oggi.
Gli eroi civili sono coloro che ogni giorno fanno il loro dovere, in un silenzio operoso.
In questo periodo sono un po’ “più eroi” degli altri i medici, gli infermieri e i volontari. Sono un po’ “più eroi” coloro che mandano avanti le attività produttive per farci arrivare a casa i beni di prima necessità. Sono un po’ “più eroi” i camionisti, quelli che attraversano le strade del Belpaese di giorno e di notte, con la pioggia e con la neve, con il freddo e con il caldo. Li incrociamo con le nostre auto alla guida dei loro tir, spesso “arricchiti” da luci psichedeliche, con richiami a santi e madonne e alle loro terre di origine. Spesso ci fanno paura quei camion imponenti, ci fanno paura quando ci sorpassano. A me no, non fanno paura. Anzi. In quelle cabine rivedo il mio babbo camionista che correva per le strade d’Italia per fare un viaggio in più, per portare il pane alla sua famiglia. Negli anni Sessanta e Settanta fare il camionista era ancor più faticoso di oggi. E non c’erano ferie ad agosto.
In questo periodo i camionisti sono tra gli eroi civili un po’ “più eroi”. Senza di loro, senza il loro sacrificio, senza il loro coraggio oggi non avremmo mangiato al sicuro delle nostre case. Ed è per questo che oggi dico “Grazie camionisti” e grazie “Babbo Vincenzo”. Oggi saresti anche tu su quei bestioni per il bene della nostra amata Italia e di tutti noi.
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