Cari viaggiatori,
sono cresciuto con il mito del “Piave mormorò…” e ho imparato alle scuole elementari il significato del “Canto degli italiani”. Me li hanno insegnati il mio nonno Pietro, Cavaliere di Vittorio Veneto, e la maestra Cosma Serchi. Mi sono sempre sentito italiano, innamorato della mia Patria e non capivo, da bambino e poi da adolescente, perché alcuni miei connazionali disprezzavano il Tricolore e anche nelle partite di calcio facevano il tifo per altre nazionali invece che per gli azzurri.
C’è voluto il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per farci capire che dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani. Ormai lo hanno capito quasi tutti. Oggi si mettono alle finestre le bandiere tricolori, festeggiamo l’Unità nazionale come compimento del sogno risorgimentale, ci vengono i lucciconi agli occhi quando ascoltiamo l’inno di Mameli.
Insomma, bisogna essere contenti del ritrovato amor di Patria. È bello sentirci orgogliosamente italiani ma con una avvertenza: patrioti sì, nazionalisti no.
Amare la Patria non vuol dire odiare le altre nazioni.
Il Tricolore avvolge e rassicura ogni uomo che si trova nella nostra amata Patria e, come il filo di un gomitolo infinito, unisce tutti gli uomini sparsi per il mondo.
Buon viaggio
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