Cari viaggiatori,
in Toscana se una persona è molto paziente, infinitamente paziente, viene considerato bischera. Non è un’offesa ma neppure un complimento. Eppure, la pazienza, secondo me è una virtù, anzi un’arte, che può essere coltivata. É un esercizio quotidiano.
La pazienza non è una qualità che fa parte del dna di una persona ma è un’arte che va, appunto, coltivata ogni giorno.Ed è fortunato chi la “pratica” da tempo perché è pronto per esercitarla in questa fase di emergenza in cui c’è bisogno di molta pazienza.
Ci siamo abituati da tempo ad avere risposte immediate su tutto. Se sbagliamo una strada quando siamo in auto c’è il navigatore che ci indica, subito, la via giusta. Se non ci ricordiamo la data di nascita di Garibaldi c’è Wikipedia che ci dà, subito, la risposta. Se non ci ricordiamo il nome del farmaco contro l’allergia andiamo su Google e, subito, troviamo la risposta. Tutto e subito.
In questa fase non è così. Viviamo un periodo caratterizzato da quello che i sociologi definiscono con l’acronimo VUCA. Significa che la fase è caratterizzata da volatilità, incertezza, complessità, ambiguità.
È proprio così ed é per questo che bisogna esercitare l’arte della pazienza. Chi ce l’ha se la tenga stretta e continui a coltivarla. Chi non ce l’ha cominci a esercitarla.
Gli tornerà utile ora e dopo quando #tuttoquestopassera’.
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