Cari viaggiatori,
verso la fine di marzo di quest’anno, in piena emergenza coronavirus, ricordai una categoria di eroi civili dimenticata, i camionisti. In questi mesi hanno continuato a lavorare, a trasportare i prodotti da far arrivare sulle nostre tavole. Spesso ci fanno paura quando li incrociamo con i loro bestioni sulle strade e autostrade d’Italia. A me non fanno paura. Li conosco, soprattutto uno l’ho conosciuto da vicino. Era il mio babbo. Dei camionisti spesso non si parla bene proprio perché quei tir incutono timore. Sono un po’ come i giornalisti. Anche questa categoria non gode di buona reputazione. Ma, come si usa dire, le generalizzazioni sono sempre sbagliate. Durante l’emergenza coronavirus anche i giornalisti vanno annoverati tra gli eroi civili. Ci hanno portato ogni giorno in casa le notizie, i bollettini dei morti e dei guariti, ci hanno raccontato le storie che ci hanno fatto piangere e loro stessi hanno pianto. C’è chi lo ha confessato e ha fatto bene a farlo. Vuol dire essere forti e sensibili.
Tempo fa mi venne detto che “giornalisti si è per sempre” e quindi provo a immaginare le difficoltà di fare il giornalista di quotidiano al tempo del coronavirus, il districarsi tra ospedali e caserme, a caccia del virologo che può darti una notizia e un sindaco che prova a interpretare il decreto della presidenza del consiglio mentre arriva un’ordinanza della Regione. E poi torni in redazione e ricevi la telefonata di un lettore che ti insulta perché nell’articolo, uno dei tanti che hai scritto in una giornata, c’è un refuso. Ti verrebbe la voglia di mandarlo a quel paese ma non lo fai perché è una persona che al mattino si è alzata ed è andata all’edicola per acquistare il giornale che ti permette di fare la professione da molti ritenuta la più bella del mondo. E allora ricominci a scrivere o a coordinare il lavoro dei colleghi. La redazione è meno affollata perché c’è chi preferisce lavorare da casa. Mancano le urla e i capricci delle riunioni “in presenza” perché su zoom e skype ognuno si dà un tono e si sente tanto mezzobusto tv. La giornata va avanti. Se sei un capo devi barcamenarti tra colleghi che andrebbero ovunque, anche alla Rsa piena di contagiati, pur di portare una notizia e chi, invece, preferisce servizi più comodi. Sai che lavori per mandare il tuo giornale in edicola ma molti potenziali lettori sono costretti a stare chiusi in casa. Quella casa che raggiungerai a tarda sera, dopo aver spento l’ultimo pc lasciato acceso da un collega sbadato, in attesa di un nuovo giorno. E mentre cammini lo sguardo incontra una carta colorata attaccata a un balcone, #andràtuttobene. Provi a crederci e vai avanti. Fai o non fai il mestiere più bello del mondo?
Buon viaggio
9 commenti a “Giornalisti, anche loro eroi civili”