Cari viaggiatori,
se n’è andato un pensatore libero, come è stato definito il filosofo Giulio Giorello dal giornalista Riccardo Cucchi. In una delle ultime interviste che aveva rilasciato, Giorello al quotidiano Il Dubbio aveva parlato dell’insegnamento a distanza e della giustizia. Sulle lezioni via zoom o altre piattaforme virtuali aveva detto: “Questa modalità mi pare ci faccia perdere una delle componenti più interessanti dell’insegnamento: il faccia a faccia tra docente e studente. Si tratta di uno strumento enorme di controllo e di valutazione nel corso della lezione stessa. Tutto questo viene perduto e onestamente non capisco bene con cosa si possa recuperare”. Poi Giorello indicava un problema ben più radicato del coronavirus nel rapporto rischi-azioni “distanziamento salva la vita? Certo. Ma se uno esce di casa può essere colpito in testa da una tegola che cade da un tetto. Allora dovremmo vietarci di uscire di casa per evitare tegole vaganti? Certo stando chiusi in casa ci sentiamo più al sicuro. Ma si tratta di una sicurezza ben miserabile”.
Dalla scuola all’università passando al tema giustizia. In quella intervista il filosofo si occupava del blocco delle udienze nei tribunali: “L’esercizio della legge era la prova di un grande teatro. Adesso il grande teatro non più, è sostituito da palliativi. Prima o poi si dovrà tornare alle forme di espressioni classiche della giustizia. Sia nelle aule giudiziarie come in quelle universitarie. Questo tipo di palliativi sono portato a giustificarli soltanto se hanno una durata temporale assai limitata. Questo è il punto di fondo. Se così non fosse, rischiamo di perdere molte componenti rilevanti sotto il profilo umano del nostro vivere sociale”. Purtroppo Giorello non è riuscito a vivere questa nuova pagina dell’emergenza finitanonfinita. Il suo pensiero ci manca e ci mancherà.
Buon viaggio
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