Difficile capire perché a Siena c’è chi non vuole fare il Museo del Palio. Di recente il sindaco Nicoletta Fabio, che in una commissione aveva detto no poi ha rettificato il tiro. E’ sembrato un modo per prendere tempo su una decisione che la vede sostenuta dall’ex sindaco Pierluigi Piccini e da Paolo Neri, ex priore del Nicchio e opinion leader, mentre dall’altra parte c’è un altro ex primo cittadino, Bruno Valentini, che si adoperò per la Galleria del Palio come il suo successore Luigi De Mossi. Sull’argomento merita di essere letta una riflessione di Guido Bellini, scritta su Malborghetto, il giornale della contrada dell’Onda. Ecco alcuni passaggi del suo intervento: Alcuni concittadini si sono esposti pubblicamente plaudendo all’iniziativa della Sindaca di interrompere un processo, a detta loro, di “cristallizzazione” del Palio. Ma cosa vuol dire “cristallizzare” il Palio? La paura deriva evidentemente da alcuni processi analoghi compiuti nel mondo per “storicizzare” alcuni fenomeni, mettendoli in una teca per non nuocere (come ad esempio i musei sul Nazismo e sull’Olocausto in Germania) o perché effettivamente superati dalla storia. Il Palio e le Contrade rappresentando una festa al momento ancora viva, a mio avviso, non si cristallizzano mettendoli in una teca, bensì provando a mettere indietro le lancette dell’orologio ad un tempo passato spesso più idealizzato che reale e non accettando quelli che sono i naturali mutamenti della società in cui viviamo. Sinceramente trovo molto più preoccupante l’accettare una vita di Contrada paliocentrica e ridotta a eventi enogastronomici, che una Galleria che possa valorizzare la Festa più unica del mondo. Credo anzi che aprire le porte della conoscenza di una storia che ha un inizio, ma che ancora non ha una fine, possa essere uno stimolo per continuare a immaginare il Palio e le Contrade nel prossimo futuro. Un altro tema che spesso viene tirato in ballo per rifiutare la proposta della Galleria del Palio è l’esistenza dei musei delle diciassette Contrade. Senza che nessuna delle consorelle si offenda, dobbiamo essere consapevoli che molti di questi musei non sono all’altezza né degli standard di sicurezza né di quelli narrativi. Salvo alcune eccezioni, i musei sono per lo più sale espositive senza un percorso vero e proprio, senza supporti mediali validi. Quindi, se è vero che nell’idea iniziale di “museo diffuso” i musei di contrada possono giocare legittimamente la loro parte, contribuendo ad ampliare conoscenza e diffondere curiosità alle persone interessate, è anche vero che non hanno, al momento, le caratteristiche per poter raccontare in modo omogeneo l’interezza della Festa. È doveroso inoltre ricordare l’indignazione collettiva quando un’importante azienda nazionale che opera anche su Siena tentò di mettere i musei di contrada in rete, sintomo di una generale diffidenza nel far gestire ad altri il proprio patrimonio. Aprire una galleria che spieghi, al di fuori dei canonici otto giorni estivi, cosa sia il Palio e soprattutto cosa siano le Contrade, è giusto non solo per interrompere la brutta pratica di turisti fermi a guardare vecchi video in alcuni negozi del centro, ma anche per garantire una narrazione “certificata” della nostra Festa”.
Considerazioni che condivido ma se il Museo del Palio non va avanti vuol dire che c’è una maggioranza che non apprezza e più che cristallizzare vuole mummificare.