Quando c’erano i comunisti nel viale Curtatone e altrove

Il Partito Comunista d’Italia – Sezione Italiana dell’Internazionale Comunista venne fondato il 21 gennaio 1921 a Livorno e da allora ha avuto una grande parte nella storia di Siena fino alla trasformazione in Pds, Ds. Poi è arrivato il Pd e una parte dei vecchi dirigenti e militanti è confluita nel nuovo partito dove ha trovato qualche ex democristiano con il quale aveva combattuto nelle piazze dei più sperduti borghi della provincia. Ne ho conosciuti di dirigenti comunisti che lavoravano in quel palazzo di viale Curtatone dove, in occasione delle elezioni, esponevano maxi-cartelli con i risultati. C’era Vittorio Bardini, ormai anziano, guardato con tanto rispetto dai giovanissimi Ivano Zeppi e Fabrizio Vigni, Massimo Roncucci e Alessandro Starnini che anche allora era già esuberante. C’era Riccardo Margheriti, segretario provinciale, prima di essere eletto in parlamento. E prima di lui Vasco Calonaci, presidente dell’amministrazione provinciale, pescatore appassionato (teneva una canna da pesca in auto). Si deve a lui se esiste un archivio ben fatto del Pci. In estate, ad agosto, invece del mare, andavano in Fortezza negli stand della festa dell’Unità che durava venti giorni e tra una salsiccia e una bistecca discutevano di politica. Una militanza piena.


Scopri di più da Stefano Bisi

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Questo articolo è stato creato in Toscana. Salva nei segnalibri il permalink.

Un commento a “Quando c’erano i comunisti nel viale Curtatone e altrove

  1. Ivano Zeppi

    Stefano, ti ricordi bene.

    Il palazzetto di viale Curtatone è stato un punto di riferimento per molti: un luogo d’incontro e confronto, la mente pensante del “Partito nella provincia più rossa d’Italia”. Come si amava raccontare, allora, con una malcelata punta di orgoglio.

    Per oltre dieci anni ho varcato quella soglia, mattina e sera, e spesso anche di notte.

    Molte sono i volti che, in questo momento, attraversano la mia memoria.

    Voglio ricordarne uno in particolare, di cui a breve ricorreranno l’ottantacinquesimo anniversario della nascita e poco più di vent’anni dalla prematura scomparsa: Carlo Luigi Turchi.

    Il “ragioniere di campagna”, come amava scherzosamente definirsi, è stato molte cose: un marito, un padre, un professionista, un contradaiolo, un politico, un banchiere, e – come si direbbe oggi – un promotore di comunità.

    La sua figura e la sua eredità meriterebbero di essere ricordate.

    Magari, tra luci e ombre si scoprirà non solo “il ragioniere”, ma anche il maestro di vita.

    Ivano Zeppi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *