Si era laureato in giurisprudenza all’università di Siena l’ex sindaco di Firenze Lando Conti, ucciso il 10 febbraio del 1986 dalle Brigate Rosse. Era un esponente di primo piano del Partito Repubblicano e del Grande Oriente d’Italia. “Poco dopo le 17 – ricorda il sito del ministero della Cultura – si stava recando con la sua autovettura a una seduta del consiglio comunale quando fu affiancato da un’auto dalla quale partirono undici colpi di arma da fuoco che lo uccisero. I terroristi lasciarono sul posto un volantino di rivendicazione a firma Brigate Rosse per la costruzione del Partito comunista combattente, la stessa sigla che era comparsa nell’omicidio del professor Ezio Tarantelli e che comparirà quattro giorni dopo nell’Assalto di via Prati di Papa (Roma) e, nel 1988, 1999 e 2002 negli omicidi di Roberto Ruffilli, Massimo D’Antona e Marco Biagi”.
Quell’uccisione fu il culmine di una campagna denigratoria nei confronti di Lando Conti, accusato di essere amico di Giovanni Spadolini, “ministro della guerra”. Sui muri di Firenze comparvero manifesti con parole violente. Poi l’assassinio.
Scopri di più da Stefano Bisi
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