Se vuoi la pace prepara la guerra. Ma è ancora così?

Michele Ainis su Repubblica parla di pace e Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra»: così sta scritto nell’articolo 11 della Costituzione. Ma è ancora vero mentre il mondo si riarma? Mentre il piccone di Trump s’abbatte su tutte le istituzioni della legalità internazionale, dall’Oms alla Corte penale? Mentre le potenze imperiali (Usa, Russia, Cina) si dividono il pianeta? «Si vis pacem, para bellum», dicevano i nostri antenati: se vuoi la pace, prepara la guerra. È di nuovo questo il motto dell’Europa, del continente di cui facciamo parte. Ma – si chiede l’editorialista – si può ripudiare la guerra preparandosi alla guerra? No, a meno di cacciarsi in un ossimoro, in una contraddizione in termini. Non che quella formula sia mai stata applicata nel suo significato letterale, lungo i tornanti della nostra storia. Ma adesso è tutta un’altra storia. Non c’è la parola dell’Onu, non c’è forse nemmeno più la voce del diritto internazionale, dopo la crisi di legalità aperta dall’invasione russa in Ucraina. Si muovono le grandi potenze, o qualche Stato europeo in ordine sparso. E si muovono con una chiamata alle armi. 


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