Gianni Letta oggi compie 90 anni. Auguri. Vi racconto questo episodio.
C’è modo e modo di reagire alla contestazione. Ne ricordo uno. Correva l’anno 2008 e nel pomeriggio del 7 dicembre al Santa Maria della Scala è in programma la cerimonia del premio Paolo Frajese, organizzato dal Corriere di Siena per ricordare il giornalista scomparso. In città è in corso un’ assemblea nazionale di ricercatori precari provenienti da tutta Italia. Tra gli insigniti del premio c’è il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Gianni Letta, per il suo passato di storico direttore del Tempo, quotidiano della capitale. Per i contestatori l’occasione è ghiotta per far sentire la loro voce e non se la lasciano sfuggire. Che cosa poteva succedere lo avevano previsto il prefetto Giulio Cazzella e il questore Massimo Bontempi. Nei giorni precedenti l’evento partecipo a incontri per definire nei dettagli l’accoglienza del sottosegretario che sarà premiato insieme a Yoaquin Navarro Valls, portavoce del papa.
Prefetto e questore cercano di convincermi che occorre limitare gli accessi al Santa Maria della Scala, che è necessario blindare la zona attorno al vecchio spedale perchè le intenzioni dei contestatori sono bellicose. Dico alle autorità che la cerimonia del premio Frajese non può essere a numero chiuso e che deve essere svolta come negli anni precedenti. Il questore non è d’accordo mentre il prefetto, pur con moltissime perplessità, mi asseconda. A distanza di sedici anni ammetto che Bontempi non aveva tutti i torti e che Cazzella si assunse dei rischi che non gli impedirono, qualche tempo dopo, di diventare consigliere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma se quel 7 dicembre del 2008 andò complessivamente bene si deve alla signorilità, alla capacità di incassare insulti e di dialogare di Gianni Letta. Ci levò tutti dall’imbarazzo eppure, quando arrivò davanti al Santa Maria della Scala, venne accolto da cori e offese, come “buffone, buffone” e alla partenza da un lancio di pomodori e uova.
Ma il peggio avvenne nella sala San Pio dove, con un blitz che non si riuscì a impedire, un gruppo di studenti srotolò uno striscione davanti al palco coprendo per lunghi interminabili minuti i premiati, tra cui Letta, che per “portarlo” a Siena avevo scomodato…tutti quelli che potevo scomodare e oltre. Ero seduto in platea, accanto alle autorità, mentre una studentessa leggeva un documento contro i tagli delle leggi 133 e 180 specificando di non voler contestare il premio Frajese ma Gianni Letta “in quanto rappresentante di spicco di un governo che sta portando avanti una politica dissennata di privatizzazioni e tagli. Tagli alle spese sociali e attacco ai diritti del lavoro. Si salvano le squadre di calcio, si salvano le banche, ma non le università, evidentemente perchè non si vuole salvare l’università pubblica”. Mentre cresceva l’agitazione in platea, Letta mostrava una calma quasi innaturale dietro quello striscione. Finito il sermone della studentessa, il sottosegretario prende il microfono del presentatore Claudio Giomini: “Evidentemente non conoscono la legge 133 e ne danno un’interpretazione che è quella che corre su tutti o certi giornali. Basterebbe approfondire un po’ meglio per capire che le cose non stanno così perchè noi per primi abbiamo a cuore l’università di Siena e quella italiana in genere”.
La studentessa che ha fatto da portavoce dell’assemblea quindi lascia l’aula dopo aver ripiegato lo striscione sul quale era scritto “Voi la distruggete, noi la costruiamo” con riferimento all’ università. E la cerimonia di premiazione iniziò, grazie a Letta che poteva arrabbiarsi e lasciare la sala facendoci fare una gigantesca figuraccia. Un insegnamento per molti, anche per chi alle prime rumorose contestazioni “fa la cartella” e abbandona il campo.
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