Cari viaggiatori,
Qualche anno fa, nel tempio massonico di Arezzo, ascoltai una poesia scritta da un fratello nel giugno dell’81 in un momento difficile. Mi colpì molto. L’ho quasi imparata a memoria e mi è tornata in mente questi giorni. Si adatta al tempo che stiamo attraversando.
Più o meno diceva così: “I templi della concordia sono serrati e la volta azzurra è diventata nera, profonda e buia come una notte senza stelle perché il vento ha spento le tre luci. I naufraghi del sogno che aspettano, invano, si accenda il faro della speranza. Soli, anche tutti assieme; soli con le carni lacerate e il cuore scoperto mentre le nostre mani bianche si cercano”.
I naufraghi del sogno, oggi, sono i cittadini, preoccupati, in ansia, che aspettano che si accenda la luce della serenità. Attendono con atteggiamenti responsabili, ognuno nel ruolo che la società gli ha assegnato. E sarà il senso di responsabilità di ognuno a farci ritrovare le “mani bianche” che “si cercano”.
Si ritroveranno perché #tuttoquestopassera’.
15 commenti a “I naufraghi del sogno”