Quel 2 luglio del 1923 per Giacomo Matteotti fu l’anteprima di quello che avvenne meno di un anno dopo, il 10 giugno, quando gli squadristi lo sequestrarono e lo uccisero. Il leader socialista e la moglie Velia Titta decidono di assistere al Palio di Siena e la visita è raccontata da Riccardo Nencini nel libro-romanzo “Solo”, edito da Mondadori. Scrive: “Il 2 luglio i cavalli scalciano al canapo, la città si gonfia nel catino bollente. Sotto le Logge della Mercanzia, protetti da un cordone di guardie della Milizia, si radunano in tanti. Aspettano di scendere in piazza una volta che il ministro Gentile si sarà accomodato nel palchetto centrale. Banchi di Sopra rigurgita di autorità. Vi si aggirano anche tre deputati tra i quali svetta Gino Sarrocchi, un giolittiano pronto a migrare verso i lidi del duce. E’ lui a riconoscerlo, passa parola, hai visto chi c’è?, il mangiafascisti, il socialmilionario, anche lui qui, con signora, la gode la vacanza alle spalle degli operai e dei braccianti, che impudente, che provocatore, prima o poi la giustizia fascista lo acciufferà e ‘alla morte civile seguirà anche quella corporale’. La scena si srotola come mille altre volte, chi se ne frega se la moglie è al suo fianco”. Continua Nencini: “I fascisti lo spintonano, mano al manganello gli ingiungono di allontanarsi, Matteotti si oppone, con un braccio protegge Velia, con la sinistra tenta di aprirsi un varco nella ressa di camicie nere. Uno schiaffo, pugni, sulle sue spalle cala un bastone”. Velia ha paura, si copre la testa. “Due ufficiali della Milizia intervengono, strappano Giacomo e Velia alla ressa e li trascinano a un’auto che li accompagnerà alla stazione di Chiusi, direzione Roma” racconta Nencini. Vincerà la Lupa, non assisteranno al trionfo. Ma per Matteotti e la moglie il peggio arriverà nei mesi successivi in un crescendo di tensioni e violenze.
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