Cari viaggiatori,
qualche settimana fa il presidente della Conferenza episcopale italiana Gualtiero Bassetti disse che l’anima vive in un corpo fragile. Una bella sintesi per dire perché era giusto il divieto di “dir messa” per tutelare la salute pubblica. Dalla serata di domenica 26 aprile sta facendo discutere la presa di posizione dei vescovi italiani contro la prosecuzione del divieto di celebrare le messe prevista anche dall’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri.
Finora la Chiesa si era adeguata alle direttive del governo e, anzi, si era scagliata contro quei politici che erano favorevoli alla celebrazione della messa anche in questo periodo di emergenza sanitaria. I vescovi con una nota ufficiale diffusa nella tarda serata del 26 aprile hanno scritto che l’impegno dei fedeli nel mondo, anche in questa fase di emergenza coronavirus, “nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
Anche i più anticlericali non possono far finta che l’esigenza spirituale non sia una richiesta diffusa. E’, infatti, un bisogno che hanno tutti gli uomini, indipendentemente dalla fede professata o dal non professarne alcuna.
La decisa presa di posizione della Cei porta in primo piano l’esigenza spirituale, che va al di là delle modalità con cui i vescovi italiani l’hanno esternata.
Buon viaggio
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