Cari viaggiatori,
il commissario Arcuri ha annunciato che a fine maggio potrà essere adottata dai cittadini la app Immuni, un’applicazione che servirà al tracciamento dei contatti dei contagiati e affida a ciascuno di noi il compito di isolarsi e presentarsi al servizio sanitario nel caso in cui si riceva una notifica di un contatto con una persona rivelatasi positiva. E’ stato detto che l’app Immuni sarà utile allo scopo se la stragrande maggioranza dei cittadini l’adotterà.
Alcuni hanno sollevato perplessità sul fatto che non sarà facile fare in tempi brevi il tampone dopo aver ricevuto la notifica del contatto con un contagiato con la conseguenza che aumenteranno ansia e stress. Altri hanno sollevato dubbi sulla cosiddetta privacy. Domande ricorrenti: chi mi assicura che i miei dati non finiranno in mani “strane”? Perché devo far sapere con chi entro in contatto e dove vado? E tra i sostenitori della privacy ci sono anche quella che hanno dimenticato quando dicevano a coloro che rivendicavano il diritto alla riservatezza dei propri comportamenti e frequentazioni “se non fai nulla di male perché devi nascondere dove vai e con chi ti incontri?”.
Tutti trasparenti quando si chiede l’altrui trasparenza, un po’ meno quando è richiesta a noi stessi e per di più è in gioco, a sentire il commissario Arcuri, la salute di una nazione intera. Vorrei fare una scommessa: coloro che adotteranno l’app Immuni saranno soprattutto quelli che hanno sempre combattuto per il diritto alla riservatezza dei loro comportamenti, delle loro frequentazioni perché sapevano e sanno che quella è una battaglia di civiltà. E da cittadini leali e consapevoli di far parte di una comunità oggi sanno che la rinuncia a un pezzo di libertà serve, se è vero quello che dice Arcuri, per garantire salute agli altri e a se stessi.
Buon viaggio
6 commenti a “La privacy al tempo del coronavirus”