Il dizionario del vernacolo senese

L’occasione potrebbe essere l’anniversario dell’Accademia degli Intronati, nata nel 1525 e ora presieduta da Roberto Barzanti, per pubblicare il dizionario storico del vernacolo senese che era il sogno dei curatori di un volume, “Raccolta di voci e modi di dire in uso nella città di Siena e nei suoi dintorni”, pubblicato da Betti Editore nel 2003. Nel 2003 l’allora rettore dell’università per stranieri Pietro Trifone concluse l’introduzione al libro “con l’auspicio che in futuro non troppo lontano si realizzi il progetto di un dizionario storico del senese, coronando in tal modo l’opera concepita e avviata dai curatori di questa Raccolta” che sono stati Antonio Lombardi, Pèleo Bracci, Fabio Iacometti e Gino Mazzoni. Venne pubblicata nel 1944 e, scrive Trifone, “la prima cosa che mi viene da pensare è quanto sia fallace il vecchio detto secondo cui i vocabolari non sarebbero altro che cimiteri di parole”. E di vocaboli ne vengono citati moltissimi nel volume, spesso collegati al Palio, la festa che esprime l’anima più autentica del popolo di Siena, “rogo furente della senesità, in ogni caso impareggiabile conferma di essa” come ha detto Mario Luzi. Si va dall’alcalena al far pulito, dal manrovescio alla stamburata, dal mangino al palcaiolo. E poi il lessico gastronomico che ci fa incontrare il buristo e il ceciarello, la sportina e il pampepato (con la m), il rigatino e il costoleccio. E poi il citto e il cittino. Barzanti, archintronato, prepara le feste dell’Accademia e avrà pensato anche al vocabolario senese. Chissà chi lo sa.

Un altro morto in carcere

Il nuovo anno è iniziato nella maniera peggiore nel carcere fiorentino di Solliciano dove un giovane detenuto si è ucciso. Avrebbe compiuto 26 anni tra pochi giorni ed era originario dell’Egitto. In passato aveva già tentato di togliersi la vita. Lo ha trovato un agente penitenziario: nella sua cella del reparto accoglienza si è impiccato. Sarebbe uscito tra due anni. “Sollicciano va chiuso” gridano in molti e tra coloro che sono più sensibili al tema della situazione delle carceri è il giornalista fiorentino David Allegranti. C’è da sperare che altri seguano la sua battaglia di civiltà.

E’ consigliere al Monte il padre della giornalista Cecilia Sala

Il padre della giornalista Cecilia Sala, incarcerata a Teheran, è consigliere di amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena dall’aprile 2023 e a Rocca Salimbeni ricopre anche l’incarico di componente del Comitato Nomine e del Comitato Remunerazione. Ha alle spalle una lunga attività in varie banche ed è tra i fondatori del Canova club, un’associazione che punta a far crescere una classe dirigente italiana che diffonda i valori di amicizia, cultura e solidarietà. Insieme alla moglie Elisabetta Vernoni ha chiesto il silenzio stampa sulla situazione difficile della figlia.

Non c’è posto per Rotella e Schifano

Da quanto è grossa non sembra vera la notizia che Andrea Bianchi Sugarelli ha scritto sul Corriere di Siena a proposito di 478 opere d’arte, tra quadri e disegni, che una mecenate ha donato al Comune nel 2019 ma che ora potrebbero tornare indietro. Non si trova il posto per collocarli e non ci sono le risorse per sottoscrivere la polizia di assicurazione e così le opere di Emilio Vedova, Lucio Fontana, Mimmo Rotella, Mario Schifano e tanti altri rischiano di finire altrove. La mecenate voleva che fossero collocate al Santa Maria della Scala ma le questioni logistiche e infrastrutturali sembrano problemi insuperabili. Bianchi Sugarelli scrive che il 10 gennaio la commissione cultura del Comune prenderà una decisione, che potrebbe essere quella di rispedire al mittente le opere. Non sembra vero. Chissà chi lo sa.

Per Tomasi sarebbe in pista Tacconi

Non so se arranca, come scrive Ivano Zeppi su questo blog, la candidatura di Alessandro Tomasi a presidente della Regione Toscana per il centrodestra ma i movimenti attorno al sindaco di Pistoia e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia non mancano. In prima fila per preparare una lista civica in appoggio alla candidatura ci sarebbe Daniele Tacconi, vicesindaco nella giunta del sindaco Pierluigi Piccini e capo di gabinetto con il primo cittadino Luigi De Mossi. Alle ultime elezioni comunali Tacconi ha sostenuto la candidatura a sindaco di Massimo Castagnini ma non è detto che l’ex capitano dell’Onda decida di sostenere Tomasi. Chissà?

Il vino nella città che ha perso le occasioni

Il presidente di Confcommercio Stefano Bernardini ha auspicato una sede permanente per Wine&Siena, la rassegna del vino che richiama qualche migliaio di enoturisti e aziende del settore. Ha detto di averne già parlato con il sindaco Nicoletta Fabio che avrebbe mostrato interesse. Siena è la città dell’Enoteca Italiana, persa qualche anno fa e ora in fase di rilancio (dicono); Siena è la città dove nacque la mostra dei vini tipici antesignana del Vinitaly di Verona; Siena è la città che ha perso la sede della prestigiosa Accademia della Vite e del Vino fondata sulle lastre nel 1949. Si ha l’impressione che per decenni il vino sia stato apprezzato a Siena ma più per berlo che per valorizzarne il riflesso economico per il territorio. C’è stata più attenzione per lo sviluppo della banca, della sanità e delle università. Ora si vorrebbe recuperare il tempo perduto.

I vicoli di Siena

Ci sono alcune persone che non diventano personaggi ma che contribuiscono alla storia minuta di una città, di una comunità. Uno di questi era il cavalier Frullanti. L’ho conosciuto sul finire degli anni Settanta nella Tipografia Senese, che aveva la sede in via Sallustio Bandini, dove fino a poco tempo fa era ubicata la mensa universitaria. L’ho conosciuto sui banconi della tipografia, il regno degli impaginatori Ivo Boscagli, il poeta del Nicchio, e Guido Feroci, un rapidissimo poligrafico, il linotipista Mauro Sampieri della Torre e poi Adriano e Aurelio che erano i proprietari, e Giordana che confezionava i giornali. Il cavalier Frullanti veniva alla Senese per stampare il primo stradario di Siena. Ogni via portava la descrizione minuziosa della strada, la lunghezza, l’origine del nome. A me colpirono le pagine dedicate ai vicoli. Mi sembrò allora un’opera molto bella, oggi perfino romantica ed è per questo che mi piace proporla ai frequentatori di questo blog nella parte dedicata ai vicoli anche in omaggio a chi ebbe l’idea e la capacità di realizzarla.

Ecco i protagonisti: vicolo del Sambuco, del Trapasso, della Rosa, della Tartuca, della Stufa, del Sasso, della Manna, Ugurgeri, San Paolo, del Castellare, dei Borsellai, degli Orbachi, di San Pietro, al Vento, del Forcone, dell’Oro, di Tone, Pier Pettinaio, della Viola, della Fonte, di Castelvecchio, del Verchione, San Salvatore, delle Scotte, del Contino, di Coda, delle Pietre, del Viscione, della Fortuna, della Palla a Corda, della Torre, del Vannello, del Campaccio, di San Girolamo, dello Sportello, dei Monelli, del Luparello, del Lavatoio, di Finimondo, del Pozzo, dei Percennesi, della Magione, del Rustichetto, dei Pollaioli, del Saltarello, del Tiratoio, dei Rinuccini, del Costaccino, di Borgo Franco, del Coltellinaio, di San Clemente.

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Vicolo del Sambuco

Dalla via del Casato di Sopra al vicolo della Fonte. Largo metri 77,08 e largo metri 4,67. In ripida pendenza. Denominazione occasionale e senza uno specifico significato. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Agostino. Contrada: Onda. Terzo di Città.

Vicolo del Trapasso

Dal vicolo del Tiratoio alla via Santa Caterina. Lungo metri 40 e largo metri 3,50. In accentuata pendenza. Denominazione perchè serve da passaggio e trapasso tra il vicolo del Tiratoio e la via Santa Caterina. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Antonio abate un San Domenico. Contrada: Oca. Terzo di Camollia.

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Vicolo della Rosa

Dalla via delle Terme alla via dei Termini. Lungo metri 20 e largo metri 4,36. In accentuata pendenza. Denominazione occasionale senza un preciso significato. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pellegrino alla Sapienza. Contrada Drago. Terzo di Camollia.

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Vicolo della Tartuca

Dalla via Tommaso Pendola al vicolo del Saltarello. Lungo metri 150,80, largo metri 4 nel primo tratto, metri 5,22 nel secondo. Prima in ripida pendenza poi pianeggiante in corrispondenza dei due tratti nei quali è diviso. La denominazione deriva dal nome della contrada omonima, nel cui territorio esso si trova. Il vocabolo Tartuca è voce del basso latino equivalente a tartaruga ed è rimasto sempre nell’uso senese per designare una delle diciassette contrade, quella cioè che ha il territorio in questa località. Anticamente chiamato vicolo del Salto per il primo tratto in ripida pendenza che si stacca dalla via Tommaso Pendola, allora detta via delle Murella e vicolo della Piaggia per il secondo tratto pianeggiante che comunica a destra con il vicolo del Saltarellò, mentre a sinistra è senza sfondo. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pietro in Castelvecchio. Contrada Tartuca. Terzo di Città.

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Vicolo della Stufa

Da via Giovanni Duprè senza sfondo. Lungo metri 25,98, largo metri 3,50. In accentuata pendenza con alcuni gradini al principio. Denominazione senza un preciso significato e occasionale. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Agostino. Contrada Onda. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Sasso

Da via dell’Oliviera a via dei Pispini. Lungo metri 35 e largo metri 6. Quasi pianeggiante. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Maurizio in Santo Spirito. Contrada Nicchio. Terzo di San Martino.

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Vicolo della Manna

Dal vicolo del Lucarelli al vicolo di Coda. Denominazione allusiva alla prodigiosa caduta della manna sugli ebrei nel deserto. Anticamente chiamato vicolo del Ritiro perchè in esso, che pure faceva parte del Ghetto, usavano, gli israeliti abitanti, ritirarsi durante una loro festa religiosa, costruendovi capanne di frasche, quasi in attesa di una nuova caduta del cielo della Manna. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di Camollia.

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Vicolo degli Ugurgieri

Dalla via del Casato di Sotto alla via Giovanni Duprè. Lungo metri 65,11, largo metri 4,67. In accentuata pendenza. Denominazione proveniente dall’antica famiglia Ugurgieri della Berardenga, che ebbe il suo castellare presso la chiesa di San Vigilio e i cui discendenti posseggono tuttora il palazzo al numero civico, nella via del Casato di Sopra. Diramazioni da ambedue i lati: via delle Lombarde. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Agostino. Contrada Onda. Terzo di Città

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Vicolo di San Paolo

Dalla via di Città alla piazza del Campo. Lungo metri 18,68, largo metri 4,08. In ripida pendenza con due scalinate. Denominazione assai antica, proveniente dalla chiesa parrocchiale intitolata a San Paolo apostolo, ivi esistente, demolita per costruire in questa località il palazzo della Mercanzia che risale al 1308 con l’annessa Loggia degli Uffiziali aggiuntavi sulla metà del 1400. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di Città.

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Vicolo dei Borsellai

Da Banchi di Sotto a piazza del Campo. Lungo metri 19,27, largo metri 2,33. In accentuata pendenza, interamente coperta da volta. Denominazione assai antica proveniente dal fatto di essersi in esso venduta nel medioevo una quantità di borse da spesa, o borselli, importati dall’Oriente da mercanti senesi specialmente dalla famiglia Sansedoni, avente il palazzo su questo vicolo. Volgarmente in passato era detto della Gioia e del Livornino. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Giovanni in Pantaneto. Contrada Civetta. Terzo di Camollia.

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Vicolo degli Orbachi

Da via dei Rossi senza sfondo. Lungo metri 11,88, largo metri 4,08. La denominazione si deve alle numerose piante di orbachi (una specie di alloro) che in antico sembra si trovassero negli orti circostanti. Anticamente chiamato vicolo degli Orbachi di Sopra, perchè proseguiva con un altro tratto che con il nome di Orbachi di Sotto si alternava dietro le case della via dei Rossi, andando a sboccare nel primo tratto di via dell’Abbadia. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pietro Ovile. Contrada Bruco. Terzo di Camollia.

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Vicolo di San Pietro

Da Banchi di Sopra a piazza del Campo. Lungo metri 19,27, largo metri 4,67. In ripida pendenza con due scalinate. Denominazione assai antica proveniente dalla chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro apostolo; la chiesa era anche detta di San Pietro Buio oppure di San Pietro alle scale, perchè per entrarvi si scendevano alcuni gradini. Fu demolita nel 1786 e il titolo parrocchiale fu trasferito in quella della compagnia di San Giovanni Battista in Pantaneto. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di Città.

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Vicolo al Vento

Da via Cecco Angiolini a via Sallustio Bandini. Lungo metri 32,12, largo metri 3,30. In accentuata pendenza. Denominazione occasionale senza un preciso significato. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Forcone

Da via delle Terme a via della Galluzza. Lungo metri 78,30, largo metri 3. In ripida pendenza. Denominazione ignota, forse occasionale e senza speciale significato. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pellegrino alla Sapienza. Contrada Oca. Terzo di Camollia.

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Vicolo dell’Oro

Da via del Rialto a via di Salicotto. Lungo metri 76,50, largo metri 4,67. In massima parte pianeggiante. Denominazione ignota mai cambiata. Diramazioni lato destro: via delle Scalelle. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre.

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Vicolo di Castelvecchio

Da via Tommaso Pendola a via San Pietro. Lungo metri 71,34, largo metri 3,50. In accentuata pendenza. Denominazione proveniente da via di Castelvecchio dalla quale forma una breve diramazione. In tempi remoti chiamato braccio di Castelvecchio. E’ questo il punto più elevato della città. Sembra che fosse il più vetusto nucleo di abitazioni, al quale si univa il borgo di Castelmontorio verso via Romana, ambedue distendendosi verso piazza del Campo andarono disegnando la figura dei due attuali terzi di Città e San Martino. Ultimo ad ingrandirsi, come a sorgere, è stato quello di Camollia, nel quale anticamente, sin dopo il 1100 dell’era cristiana, non vi furono nè fabbricati nè abitazioni. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pietro in Castelvecchio. Contrada Tartuca. Terzo di Città.

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Vicolo del Viscione

Da via delle Donzelle a via di Calzoleria. Lungo metri 39,71, largo metri 3,79. In lieve pendenza. Denominazione di ignota provenienza. E’ stato supposto che quando nel 1399 Siena si sottomise spontaneamente al granduca di Milano Gian Galeazzo Visconti, il cui stemma era una biscia, vi si trovasse dipinta o scolpita questa impresa, e che il popolo la chiamasse il “Biscione” o “viscione”, ma è certamente un’ipotesi, perchè la biscia poteva essere anche l’insegna di un’osteria o di un albergo. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di San Martino.

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Vicolo della Fortuna

Da vicolo del Lucarelli al vicolo di Coda. Lungo metri 102,20, largo metri 2,02. Pianeggiante; pavimentato a mattoni. Denominazione ignota senza un preciso significato. Anticamente chiamato Stradello di Ghetto, perchè faceva parte delle stradicciole che formavano il ghetto israelitico dove abitavano gli ebrei, che prima del bando del granduca Cosimo I, emanato nel 1560, erano liberi di abitare in qualunque luogo della città. Il ghetto ero chiuso da cancelli e cessò di esistere nel 1789, rimanendo nell’antico recinto solo la sinagoga. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di San Martino.

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Vicolo della Palla a Corda

Da via della Sapienza senza sfondo. Lungo metri 113,68, largo metri 4,06. Prima in forte pendenza, poi pianeggiante. Denominazione mai cambiata. Il nome di Palla a Corda fu in passato quello di un gioco assai in uso nel 1600-1700, che si faceva con due squadre di giocatori, mandandosi una palla da un campo all’altro con le racchette. Passato in disuso risorse con il nome inglese di tennis. Si può supporre che in questa località esistesse un luogo adatto per detto gioco, per uso della scolaresca della vicina Sapienza. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Antonio abate in San Domenico. Contrada Drago. Terzo di Camollia.

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Vicolo della Torre

Da Banchi di Sopra a via dei Termini. Lungo metri 26, largo metri 4,35. Pianeggiante. Denominazione assai antica, forse proveniente da una torre medievale, oggi demolita, che sorgeva nel palazzo che poi fu dei Bargagli, nella via dei Termini di fronte a questo vicolo. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di Camollia.

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Vicolo del Vannello

Da via del Porrione a via di Salicotto. Lungo metri 74,16, largo metri 4,08. In ripida pendenza interrotta da alcuni gradini, nel primo tratto coperto da volta. Denominazione ignota senza un preciso significato. Diramazioni lato destro: via del Rialto; lato sinistro: vicolo dell’Oro. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Campaccio

Dalla Costa di Sant’Antonio a via di Camporegio. Lungo metri 138,88, largo metri 3. In forte pendenza. La denominazione si deve in quanto porta a una parte di via di Camporegio. Una volta a sterro e incolta e chiamata popolarmente il Campaccio. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Antonio abate in San Domenico. Contrada Drago. Terzo di Camollia.

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Vicolo del Verchione

Da piazzetta Postierla senza sfondo. Lungo metri 22, largo metri 6,30. Denominazione proveniente dalla voce latina “postierla”, che equivale a piccola parte nella cinta murata di una città o di un castello. Si ignora quando venne demolita e non è rimasta nessuna traccia. Una volta conduceva direttamente agli ingressi inferiori dello Spedale Santa Maria della Scala. Giurisdizione ecclesiastica: pieve di San Giovanni Battista. Contrada Aquila. Terzo di Città.

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Vicolo delle Pietre

Da via del Casato di sotto a via Giovanni Duprè. Lunga metri 68,91, largo metri 4,67. In accentuata pendenza. Denominazione occasionale senza un preciso significato. Diramazioni da entrambi i lati: via delle Lombarde. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Agostino. Contrada Onda. Terzo di Città.

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Vicolo di Coda

Da via del Rialto a via di Salicotto. Lungo metri 49,47, largo metri 3,20. In ripida pendenza. Denominazione ignota, forse occasionale e senza specifico significato. Diramazioni: lato destro vicolo della Fortuna, vicolo della Manna. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di San Martino.

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Vicolo di San Salvatore

Da via del Casato di Sotto a piazza del Mercato, attraversando via Giovanni Duprè. Lungo metri 77,67, largo metri 5,25. In ripida pendenza. Denominazione che deriva dalla chiesa di San Salvatore, sempre esistente nella via Giovanni Duprè. Anticamente chiamato vicolo degli Scoli. Diramazione lato sinistro: via delle Lombarde. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Agostino. Contrada Onda. Terzo di San Martino.

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Vicolo di San Girolamo

Da via dei Fusari a via Franciosa. Lungo metri 43,50, largo metri 4,06. In ripida pendenza con due scalinate, all’inizio e alla fine. La denominazione si deve a una compagnia laicale intitolata a San Girolamo, fondata nella metà del 1400 e abolita nel 1795, il cui oratorio, sotto le volte dello Spedale Santa Maria della Scala, aveva ingresso dal suo lato sinistro nel ripieno tra le due scalinate. Il nome è sempre stato conservato anche dopo la soppressione della compagnia laicale. Giurisdizione ecclesiastica: pieve di San Giovanni Battista. Contrada Selva. Terzo di Città.

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Vicolo dello Sportello

Da via dei Montanini al Passeggio della Lizza. Lungo metri 10, largo metri 3. Pianeggiante. Ebbe in antico questo appellativo perchè, con un percorso ulteriore e diverso, metteva capo a una piccola parte detta nel linguaggio popolare del tempo Portello o Sportello, aperto nel tratto delle mura che recingevano il Poggio di San Prospero, ove poi fu costruita la Fortezza medicea. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Andrea. Contrada Istrice. Terzo di Camollia.

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Vicolo dei Monelli

Da via di San Marco a via delle Sperandie. Lungo metri 17,40, largo metri 7. In ripida pendenza. Denominazione occasionale e senza speciale significato. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Quirico a Giuditta in Santa Lucia. Contrada Chiocciola. Terzo di Città.

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Vicolo del Luparello

Da via del Porrione a via di Salicotto. Lungo metri 67,16, largo metri 4,06. In ripida pendenza. Denominazione ignota senza un preciso significato. Diramazioni lato destro: via degli Archi; lato sinistro: vicolo della Fortuna, vicolo della Manna. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Lavatoio

Da via Vallerozzi a via Pian d’Ovile. Lungo metri 131,06, largo metri 4,06. In rapida pendenza con una breve gradinata al principio. Denominazione desunta dal fatto che esso conduceva e conduce alla Fonte Nuova, che serviva e che serve tuttora da pubblico lavatoio. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Donato. Contrada Lupa. Terzo di Camollia.

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Vicolo di Finimondo

Da via dei Pispini al fianco della chiesa di Santo Spirito, senza sfondo. Lungo metri 44, largo metri 2. In forte pendenza con alcuni gradini al suo principio. Denominazione senza speciale significato, forse perchè nel gergo popolare non avendo sfondo voleva dire che finiva il mondo. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Maurizio in Santo Spirito. Contrada Nicchio. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Pozzo

Da via dei Fusari a via Franciosa. Lungo metri 3, largo metri 7. In ripida pendenza. La denominazione viene attribuita a un pozzo che si trovava sul caseggiato sinistro del vicolo. Giurisdizione ecclesiastica: pieve di San Giovanni Battista. Contrada Selva. Terzo di Città.

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Vicolo dei Percennesi

Da Costa Larga al vicolo di Tone. Lungo metri 61, largo metri 3,50. Pianeggiante, quasi tutto coperto da volta, La denominazione vuole che si riferisca alla dimora assegnata ad alcuni abitanti del castello di Percenna presso Buonconvento, dopo che esso nel Medioevo venne preso e distrutto dalle milizie senesi. Giurisdizione ecclesiastica: pieve di San Giovanni Battista. Contrada Aquila. Terzo di Città.

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Vicolo della Magione

Da via di Camollia a via del Pignatello. Lungo metri 26,10, largo metri 3,50. Pianeggiante. La denominazione è sempre rimasta la stessa fin dall’alto medioevo, perchè prospetta l’antica chiesa di San Pietro apostolo detta della Magione, dalla voce latina “mansio”, luogo di fermata e di tappa per i viandanti. Lì fu, appunto, un mansio o Magione dei cavalieri templari ai quali, dopo la loro soppressione, subentrarono i cavalieri gerosolimitani detti prima di Rodi  e poi di Malta, i cui ricordi esistono ancora nella facciata della chiesa, oggi parrocchia di San Pietro alla Magione. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pietro alla Magione. Contrada Istrice. Terzo di Camollia.

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Vicolo del Rustichetto

Da via dei Montanini a via Giuseppe Pianigiani. Lungo metri 34,80, largo metri 4. In accentuata pendenza. Denominazione proveniente dal nome di Rustichetto Malavolti, la cui famiglia aveva residenza nel poggio omonimo. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Donato. Contrada Drago. Terzo di Camollia.

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Vicolo del Contino

Da piazza del Conte senza sfondo. Lungo metri 20, largo metri 2,50. Quasi pianeggiante. Denominazione come breve appendice in diminutivo della piazza del Conte dalla quale si stacca; in antico si prolungava congiungendosi alla via di Castelvecchio. Giurisdizione ecclesiastica: pieve di San Giovanni Battista. Contrada Pantera. Terzo di Città.

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Vicolo delle Scotte

Da via del Porrione a via di Salicotto. Lungo metri 69,73, largo metri 3,80. In ripida pendenza. Denominazione incerta, la tradizione vuole che provenga dalla voce “scotta”, una sorta di vela per un piccolo vascello e che in questa viuzza abitassero le rammendatrici di tali vele, le quali nel medioevo, servivano per vascelli appartenenti alla Repubblica senese. Anch’essa faceva parte del recinto del Ghetto e infatti vi si trova la sinagoga israelitica. Diramazioni, lato sinistro via degli Archi. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Martino. Contrada Torre. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Saltarello 

Da via Tommaso Pendola a via Tito Sarrocchi. Lungo metri 52,20, largo metri 4,64. In ripida pendenza. Denominazione occasionale e senza un preciso significato. Diramazione lato sinistro: vicolo della Tartuca. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pietro in Castelvecchio. Contrada Tartuca. Terzo di Città.

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Vicolo del Tiratoio

Dalla Costa di Sant’Antonio a via Santa Caterina. Lungo metri 116, largo metri 7,25. Prima pianeggiante , poi in accentuata pendenza in parte coperto dal soprastante santuario di Santa Caterina, da cui si accede e che, in passato, ne era l’unico ingresso. La denominazione deriva dal fatto che nel medioevo vi si trovava uno degli opifici detti Tire o Tiratoi, dove si tingevano e tiravano i panni adibiti all’industria della lana, un tempo assai fiorente, tanto che ne esistevano  altri due, quello di San Lorenzo e quello di Valdimontone. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pellegrino alla Sapienza. Contrada Oca. Terzo di Camollia.

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Vicolo di San Clemente

Da via Roma a via delle Cantine. La denominazione si deve in quanto conduceva alla duecentesca chiesa parrocchiale intitolata a San Clemente posta sul Poggio del Montone, demoliate quando venne costruita la chiesa di Santa Maria connessa al convento dei frati dei Servi, nella quale fu trasferito il titolo parrocchiale. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Santa Maria dei Servi. Contrada Valdimontone. Terzo di San Martino.

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Vicolo del Coltellinaio

Da Banchi di Sopra a via dei Termini. Denominazione assai antica e mai cambiata, derivante forse dall’ avere in quel luogo esercitata in un tempo remoto il suo commercio qualche venditore di coltelli. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di Camollia.

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Vicolo dei Pollaioli

Da Banchi di Sopra a Piazza del Campo. Lungo metri 28,78. Largo metri 2,92. Pianeggiante. Denominazione assai antica, riferibile alla vendita del pollame, che per lungo tempo lì venne fatta. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Giovanni in Pantaneto. Contrada Civetta. Terzo di San Martino.

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Vicolo di Borgo Franco

Da via della Stufa Secca a via di Pian d’Ovile. Lungo metri 87. Largo metri 4. In ripida pendenza con alcuni gradini alla sua fine: pavimentata a mattoni. Denominazione assai antica, proveniente dal nome di un borgo assai popolato che nel medioevo vi si trovava in questa località e che era affrancato e libero dalle imposizioni di contributi corrispettivi. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di Sant’Andrea. Contrada Lupa: Terzo di Camollia.

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Vicolo dei Rinuccini

Da via di Calzoleria a Banchi di Sopra. Lungo metri 26,82. Largo metri 2,02. Quasi pianeggiante. Denominazione datagli recentemente in relazione all’antico palazzo dei Rinuccini, poi occupato dall’Albergo Toscano, in via Cecco Angiolieri e con un lato anche su via di Calzoleria. In precedenza era chiamato vicolo della Regina per analogia con la prossima via del Re, oggi via Cecco Angiolieri. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Cristoforo. Contrada Civetta. Terzo di Camollia.

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Vicolo del Costaccino

Da via della Galluzza a via di Fontebranda. Lungo metri 52,78. Largo metri 3,80. In rapida pendenza. Denominazione riferibile a via di Fontebranda, popolarmente detta della Costaccia, alla quale si immette, fattone un diminutivo per la più ristretta viabilità. Giurisdizione ecclesiastica: parrocchia di San Pellegrino alla Sapienza. Contrada Oca. Terzo di Camollia.

Se arriva la struttura sanitaria sfrattano il circolo di Fratelli d’Italia

No no, non è un blitz di chi non sopporta la presenza del circolo di Fratelli d’Italia dedicato a Giorgio Almirante ma soltanto una pulizia della vetrina. Però ci sono nubi sulla presenza della sezione del partito di Giorgia Meloni nel viale Cavour, a Siena, davanti alla tabaccheria che stava aperta 24 ore su 24 perché una struttura sanitaria milanese ha in programma di aprire un centro medico nei 450 metri quadrati al piano terra dove un tempo era la filiale della banca e ora una piccola sede di Fdi. I condomini sono arrabbiati perché si creerebbe un ingorgo automobilistico in una zona dove è già molto difficile parcheggiare. Alla vicenda guardano con attenzione il partito dei Fratelli d’Italia, a Siena guidato dall’onorevole Francesco Michelotti e dall’assessore al traffico, appunto, Enrico Tucci. E la temporanea scomparsa del manifesto sorridente della premier ha fatto scattare l’allarme. Già arrivato lo sfratto? Assicurano di no.

Tls, la salvezza passa dal Biotecnopolo

Toscana Life Sciences (Tls) si è salvata perché un anno fa la Fondazione Monte dei Paschi ha concesso l’usufrutto gratuito per 16 anni dell’immobile Medicine Research Center, un’operazione del valore di quasi 9 milioni; Tls Sviluppo (Tlss) è finita in liquidazione per i 13 milioni di rosso nel bilancio e non c’è stato verso di ricapitalizzarla. E’ un quadro preoccupante anche perché Menarini con atto giudiziario chiede di saldare 23 milioni di euro che si riferiscono alla fornitura del farmaco anticovid a base di anticorpi monoclonali sviluppato da Tls nel 2020 quando ancora non esistevano i vaccini. Tls sembra salva. Sembra, appunto. Da due mesi presidente è Francesco Frati, ex rettore dell’università e presidente del basket mensanino e vice resta Carlo Rossi, numero 1 della Fondazione Monte dei Paschi, che resta l’anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova guida di Toscana Life Sciences. Il “vecchio” è Fabrizio Landi che a metà ottobre ha lasciato la presidenza di Tls e di Tls Sviluppo non perché ha visto la “mala parata” ma, dicono alcuni addetti ai lavori, per aver completato l’opera di lancio dell’istituzione che tanto ha fatto sognare e, secondo Rossi, fa ancora sognare uno sviluppo tutto senese del distretto delle scienze della vita. Ma le nubi non si diradano. C’è chi pensa che l’ancora di salvezza possa essere la Fondazione Biotecnopolo. Possibile l’incorporazione di Toscana Life Sciences? Il sindaco Nicoletta Fabio e l’onorevole Francesco Michelotti hanno qualche idea in proposito?