Cari viaggiatori,
“da che mondo è mondo” l’istruzione pubblica è fondamentale nella formazione dei cittadini. L’articolo 34 della Costituzione della Repubblica italiana ci ricorda che “la scuola è aperta a tutti…I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. E’ così. Anzi, dovrebbe essere così. “Da che mondo è mondo”, appunto, qualche privilegio chi è “figlio di” ce l’ha nel percorso degli studi. Non serve scomodare don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana per capirlo e lo sapevano bene i nostri padri costituenti che all’articolo 3 scrissero: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.
Dare la scuola a tutti è un imperativo. E in questa fase viene garantita “la scuola a tutti”? Purtroppo no, sebbene lo spirito di adattamento e l’alfabetizzazione digitale in tempi record di tanti presidi, di molti maestri elementari e professori siano serviti per fornire l’istruzione a giovani e giovanissimi. Non tutte le famiglie, però, hanno zoom; non tutti i bambini hanno genitori con la disponibilità e la capacità di aiutarli nei compiti scolastici. Hanno fatto tenerezza e suscitato commozione le foto di un bambino che ha piazzato un tavolino in mezzo al bosco per avere il collegamento internet e due piccoli rom che fanno i compiti in un campo nomadi.
Quell’articolo 34 rischia di essere vanificato da questa epidemia. In Francia, colpita come l’Italia dal coronavirus, hanno deciso di aprire materne ed elementari e, forse, il primo giugno anche i licei. Coraggiosi? Incoscienti? Al momento non si può dare una risposta. Il ministro Jean-Miche Blanquer ha motivato così la decisione del governo: “Abbiamo scelto di avere coraggio e difendere il principio dell’istruzione”. La scelta, ora, è da applausi, e ci spelleremo le mani fino a quando non scoppieranno di nuovo i contagi, se l’ormai famosa scala dovesse risalire. A quel punto il ministro francese sarà offeso da genitori imbufaliti. In Italia è stata scelta la linea della chiusura delle scuole e, di fatto, vanificato l’articolo 3 della Costituzione.
Lo stop all’istruzione nelle aule rischia di ampliare le distanze tra “chi può” e “chi non può”. Penso ai bambini delle scuole elementari italiane che perdono quasi metà anno scolastico.
“Chi può” potrà farcela a recuperare, “chi non può” rischia di restare per sempre indietro perché l’istruzione, se è per tutti, va fatta “in presenza”, altrimenti diventa “scuola in assenza”. O, peggio ancora, diventa “scuola per chi può”.Buon viaggio