La privacy al tempo del coronavirus


Cari viaggiatori,

il commissario Arcuri ha annunciato che a fine maggio potrà essere adottata dai cittadini la app Immuni, un’applicazione che servirà al tracciamento dei contatti dei contagiati e affida a ciascuno di noi il compito di isolarsi e presentarsi al servizio sanitario nel caso in cui si riceva una notifica di un contatto con una persona rivelatasi positiva. E’ stato detto che l’app Immuni sarà utile allo scopo se la stragrande maggioranza dei cittadini l’adotterà.

Alcuni hanno sollevato perplessità sul fatto che non sarà facile fare in tempi brevi il tampone dopo aver ricevuto la notifica del contatto con un contagiato con la conseguenza che aumenteranno ansia e stress. Altri hanno sollevato dubbi sulla cosiddetta privacy. Domande ricorrenti: chi mi assicura che i miei dati non finiranno in mani “strane”? Perché devo far sapere con chi entro in contatto e dove vado? E tra i sostenitori della privacy ci sono anche quella che hanno dimenticato quando dicevano a coloro che rivendicavano il diritto alla riservatezza dei propri comportamenti e frequentazioni “se non fai nulla di male perché devi nascondere dove vai e con chi ti incontri?”.

Tutti trasparenti quando si chiede l’altrui trasparenza, un po’ meno quando è richiesta a noi stessi e per di più è in gioco, a sentire il commissario Arcuri, la salute di una nazione intera. Vorrei fare una scommessa: coloro che adotteranno l’app Immuni saranno soprattutto quelli che hanno sempre combattuto per il diritto alla riservatezza dei loro comportamenti, delle loro frequentazioni perché sapevano e sanno che quella è una battaglia di civiltà. E da cittadini leali e consapevoli di far parte di una comunità oggi sanno che la rinuncia a un pezzo di libertà serve, se è vero quello che dice Arcuri, per garantire salute agli altri e a se stessi.

Buon viaggio

Acqua si Acqua no

Cari viaggiatori,

un anno fa, di questi tempi, eravamo bombardati da dichiarazioni e spot pubblicitari che ci invitavamo ad un uso consapevole dell’acqua. Ci dicevamo che l’acqua non è una risorsa illimitata e va salvaguardata. Ci veniva detto come lavarsi le mani senza sprecare acqua, come lavarsi i denti senza far scorrere dal rubinetto una goccia in più del necessario. Sono tutte raccomandazioni, giuste, in ossequio alla giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. 

E’ passato un anno e il 5 maggio del 2020, data in cui si celebra nel mondo l’importanza dell’acqua, ci viene ricordato da scienziati e autorità pubbliche che bisogna lavarsi le mani più spesso possibile. Anzi, l’unica certezza che ci viene data è proprio questa: acqua acqua acqua per spegnere il fuoco coronavirus.

Buon viaggio

La scienza e il “medico a me ignoto”

Cari viaggiatori,

se oggi voliamo da una parte all’altra del mondo in poche ore lo dobbiamo al genio di Leonardo da Vinci e al sacrificio delle vittime dei suoi esperimenti.

E’ grazie alle sperimentazioni che si trovano le soluzioni e questo lo sanno bene soprattutto gli scienziati dai quali, in questo periodo, dipende il nostro umore quotidiano. Se il professor Burioni va da Fazio e dice “state tutti in casa” il mattino dopo ci svegliamo con il pessimo umore ma ci adeguiamo. Se il dottore di Pavia, meno noto tanto che mi dimentico il nome, dice da Fazio che forse (bravo a mostrare un dubbio) il siero prelevato dai guariti potrebbe essere (bravo ad usare il condizionale) la cura giusta per superare il coronavirus, mi sveglio più sereno.

Non resta che affidarci alla scienza e agli scienziati che negli ultimi tre mesi hanno cambiato spesso idea. Si è passati dal molto rassicurante “è poco più di un’influenza” al catastrofico “ci saranno migliaia, migliaia e migliaia di morti” fino al più corretto, sebbene preoccupante, “per ora ci abbiamo capito poco o niente”. Tutto sommato preferiamo quest’ultimo pensiero, che non è una resa, ma un prudente “stiamo lavorando per voi” senza fissare date o fare previsioni, belle o brutte che siano.

Proprio come ha fatto il “medico a me ignoto” di Pavia che alle 22della domenica sera era in istituto con il camice bianco e, alle insistenti richieste di Fazio su quando sapremo se il suo esperimento funziona, ha risposto con il sorriso rassicurante “lo saprà appena avremo i risultati”. Questo modo di agire sarà piaciuto a chi crede che il “dubitare” sia il metodo corretto di azione in ogni campo. Ce lo ricorda lo scrittore Gianrico Carofiglio. A proposito del dubbio dice che “è uno strumento fondamentale per arricchirci ed imparare, perché se io sono sicuro di tutte le mie convinzioni  e non accetto di metterle in dubbio, rimarrò completamente immobile.

Il dubbio è lo strumento che fa funzionare la macchina dell’intelligenza ed è sicuramente un mezzo per migliorarci”. E, per migliorarci, prima del dubbio viene l’umiltà. Senza quella non si dubita e quindi non si migliora e non si fa il bene dell’umanità.

Buon viaggio

Un mondo senza Pannella

Cari viaggiatori,
oggi Marco Pannella avrebbe compiuto 90 anni. Ho avuto la fortuna di incontrarlo il XX settembre del 2015 a Porta Pia per celebrare la Breccia. Un bel momento, una vigorosa e affettuosa stretta di mano con il leader di tante battaglie per la libertà. La ricorderò sempre anche grazie a questo scatto d’autore. Da lì a pochi mesi, Pannella lasciava questo mondo che ha reso più libero grazie alla sua determinazione. Non so che Italia sarebbe senza le sue lotte civili e libertarie.
E chissà che cosa avrebbe detto in questi giorni?

Camminare appaiati

Cari viaggiatori,
come ho scritto in uno dei precedenti viaggi, nel tempo dell’incertezza si cercano, invano, certezze. La migliore ricetta per non farci prendere dall’ansia è quella di non cercarle, certi che #tuttoquestopasserà.
Ci chiediamo quello che sarà di gesti abituali, come la stretta di mano e l’abbraccio. Faremo un passo indietro quando incontreremo qualcuno che, pericolosamente, si avvicinerà? Oppure, sprezzanti del pericolo ci avvicineremo? Ci stringeremo la mano e ci abbracceremo. Non possiamo farne a meno. E’ solo una questione di tempo e tempi. 
Sul significato dell’abbraccio ha scritto una bella riflessione la scrittrice Gaia Manzini. Ha raccontato una storia di David Grossman: “Un bambino chiede alla madre se al mondo non ci sia un altro come lui. No, non c’è nessuno come te, ognuno di noi è speciale. Ma il bambino non vuole che sia così, il bambino non vuole sentirsi unico perché non vuole sentirsi solo. Tutti noi siamo un po’ soli e un po’ insieme agli altri, tranne quando ci abbracciamo, gli dice la madre. Quando ci abbracciamo diventiamo un’unica persona. Lo hanno inventato per questo l’abbraccio”. E’ proprio così e, siccome l’uomo non è un’isola, dell’abbraccio non ne faremo a meno.
La scrittrice confessa di aver chiesto a una sua amica medico “che cosa ne sarà dei gesti d’affetto, se quei gesti diventeranno arcaici, se la distanza sociale diventerà endemica… Mi scrive che non lo sa. Sa solo che in questi giorni lei è a contatto con i suoi colleghi in un ospedale che brulica di emergenze, ma questo non la spaventa per niente.
Anzi, la conforta. Dice proprio così: «mi conforta». Nessun abbraccio, solo il senso di camminare appaiati”.
In attesa di riabbracciarci possiamo continuare il viaggio.
Appaiati.

La spiritualità e la salute

Cari viaggiatori,
qualche settimana fa il presidente della Conferenza episcopale italiana Gualtiero Bassetti disse che l’anima vive in un corpo fragile. Una bella sintesi per dire perché era giusto il divieto di “dir messa” per tutelare la salute pubblica. Dalla serata di domenica 26 aprile sta facendo discutere la presa di posizione dei vescovi italiani contro la prosecuzione del divieto di celebrare le messe prevista anche dall’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri.
Finora la Chiesa si era adeguata alle direttive del governo e, anzi, si era scagliata contro quei politici che erano favorevoli alla celebrazione della messa anche in questo periodo di emergenza sanitaria. I vescovi con una nota ufficiale diffusa nella tarda serata del 26 aprile hanno scritto che l’impegno dei fedeli nel mondo, anche in questa fase di emergenza coronavirus, “nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
Anche i più anticlericali non possono far finta che l’esigenza spirituale non sia una richiesta diffusa. E’, infatti, un bisogno che hanno tutti gli uomini, indipendentemente dalla fede professata o dal non professarne alcuna.
La decisa presa di posizione della Cei porta in primo piano l’esigenza spirituale, che va al di là delle modalità con cui i vescovi italiani l’hanno esternata.
Buon viaggio

Sole e soli

Cari viaggiatori,

un mio amico ogni mattina mi scrive un messaggio su WhatsApp. E’ un bravo artista e ha il dono della sintesi. Accanto alla parola Buongiorno mette un simbolo grafico che, mi dicono, si chiama emoticon. Se piove le gocce d’acqua, se fa freddo il ghiaccio.

Oggi, accanto al consueto Buongiorno c’è un bel sole. E’ l’emoticon del giorno. Riscalda solo a vederlo sul telefonino. Peccato poterlo sentire solo attraverso i vetri di una finestra o da una terrazza. Se vogliamo rispettare quello che, più o meno, dicono le autorità pubbliche; se vogliamo essere ossequiosi a quello che dicono, più o meno, gli scienziati e i medici, dobbiamo stare in casa, per evitare contatti pericolosi per la salute.
Quindi, sole e soli. E’ lo slogan del giorno o, se volete, lo spunto di riflessione di questa domenica, prima di connetterci nell’ennesima videochiamata collettiva che, dicono alcuni esperti, può generare ansia e stress più di una giornata lavorativa trascorsa con metodi tradizionali negli uffici.

Perchè? Siamo diventati un po’ tutti star del video senza conoscere le regole elementari del mezzo. Siamo portati a guardare lo schermo del pc e, più che i volti degli altri che ci guardano, per provare a incrociare lo sguardo, guardiamo noi stessi. Un po’ narcisi. Basterebbe guardare la lucina verde che si accende in alto, al centro della cornice del pc, e appariremmo meno narcisi e soprattutto i nostri interventi sarebbero più brevi proprio perché non ci specchieremmo in noi stessi.
Buon viaggio

Gli occhi della libertà

Cari viaggiatori,

tra i tanti pensieri espressi in questa festa della Liberazione mi piace citare quello del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Un passaggio é particolarmente bello, quello della descrizione di Pegaso, l’animale mitologico che è l’emblema della Toscana. Un cavallo alato, simbolo di forza e di energia che si libra e sale in alto, sgravandosi dalla pesantezza degli egoismi e che ha una capacità di visione larga.Il cavallo alato guarda al cielo, come dovremmo fare noi. Sempre. Oggi, e ancor più in questa fase, guardiamo sempre in basso, il telefonino o lo schermo di un pc per l’ennesima videoconferenza.

Quando usciremo da casa, e avremo la mascherina, i nostri occhi saranno ancora più importanti nella comunicazione del pensiero perché ci resterà più difficile esprimerci con le parole. La mascherina sarà come una barriera alla parola. Non ci resteranno che gli occhi.

Cominciamo ad alzare lo sguardo. Verso gli altri più che verso il cielo.

Buon viaggio

Parole controsenso: transilienza

Cari viaggiatori,

nel nostro cammino oggi incontriamo la parola transilienza, l’unione di transizione e resilienza.

Ci spiega che in ogni passaggio, in ogni cambiamento (transizione) possiamo recuperare il meglio (resilienza) se riusciamo a trasferire competenze, energie da una parte all’altra della vita.Anche questa fase della nostra storia, caratterizzata dell’epidemia, ci sta insegnando molte cose.

Si è capito che abbiamo fretta e vogliamo percorsi di vita senza intoppi, dall’ostetrica al becchino, come ha scritto il direttore del Giorno, Michele Brambilla. Il giornalista ci ricorda che tutte le generazioni hanno vissuto pestilenze, guerre e carestie e ci invita a convivere con un dramma che, dice, non è una tragedia. Un segno di ottimismo che fa bene al cuore e alla salute, soprattutto quando ricorda il pensiero della nonna romagnola di un suo amico: “Sle not, us farà de”. Traduzione: “È notte, si farà giorno”.

È lo stesso pensiero che accompagna questo blog, “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte” (Khalil Gibran). Aspettiamo con pazienza.

Buon viaggio

Lo scaffale

Cari viaggiatori,
la rivista Espansione dedica la copertina del numero in edicola al direttore di orchestra Ezio Bosso.L’artista ricorda che anche l’impresa è un’orchestra e il manager deve comprendere le necessità di tutti i musicisti, anche dell’ultimo violino. 
Ezio Bosso è intervistato da Matteo Menetti Cobellini e dal dialogo emerge la profondità del pensiero del Maestro e la sua capacità di esprimere in maniera semplice concetti alti. Sono qualità che Ezio Bosso ha dimostrato anche in una fortunata serie televisiva che ha catturato un milione di spettatori ad ogni puntata.
Il Maestro è un’eccellenza italiana, un testimone della Bellezza.
Buon viaggio