Cari viaggiatori,
ho pensato che possa far bene imbottigliare le emozioni. Ci ho pensato e ripensato e ho provato a rispondere a qualche semplice domanda per arrivare a una “penultima” conclusione. Può far bene raccogliere le emozioni, inserirle in una bottiglia e poi tirarle fuori quando è necessario? Oppure, così facendo, si comprimono e alla fine la bottiglia scoppia e si perdono le emozioni?
Mi sono dato una “penultima” risposta. Le emozioni non sono come il vino, che si imbottiglia e poi si toglie il tappo per brindare nelle festività. Le emozioni si devono vivere anche quando c’è il rischio che vada male, per non avere il rimpianto di non averle vissute per il timore di sconfitte. Le emozioni sono tutte energia vitale, anche quelle negative, che sono sempre istruttive.
Mai parlare di sconfitta ma di insegnamenti. Quindi non dobbiamo imbottigliare e comprimere le nostre emozioni, che sono vitalità, ma incanalare questo flusso di energia dove va la nostra attenzione perché, forse, quello di cui più abbiamo paura è che nulla cambi.
Buon viaggio
La Terra e i suoi abitanti
Cari viaggiatori,
oggi è la Giornata mondiale della Terra. Un’occasione per pensare al futuro di questo bistrattato pianeta e al pensiero del vecchio capo pellerossa che ci ammonisce: “La Terra non appartiene all’Uomo ma é l’Uomo che appartiene alla Terra”.
Nei giorni dell’epidemia abbiamo visto foto e filmati di caprioli, cinghiali, lepri e fagiani passeggiare in tranquillità nelle vie di paesi e città e hanno destato lo stupore di tanti. E giù commenti del tipo “la natura si è riconquistata i suoi spazi”. A che prezzo? Ritorna il vecchio dilemma: come si può conciliare la tutela della salute con il lavoro? Un anno fa passai dal quartiere Tamburi, a Taranto, dove è ubicato lo stabilimento ex Ilva. Ci sono tanti alberi. Hanno le foglie rosse in ogni stagione. Il giorno dopo andai in Piemonte, da Torino a Saliceto, un paese in provincia di Cuneo.
Ci si arriva in auto attraverso boschi e boschi. Arrivato a Saliceto non vedo persone in giro e molte finestre sono sbarrate. Tutto chiuso o quasi. Mi feci questa domanda: di che cosa “campano” gli abitanti di Saliceto che vivono in mezzo agli alberi che hanno le foglie verdi?
E mi sono tornati in mente gli abitanti del quartiere Tamburi che per “campare” vivono tra gli alberi con le foglie rosse.
Buon viaggio
La certezza dell’incertezza
Cari viaggiatori,
nelle fasi di incertezza come questa è inevitabile cercare qualche certezza. Ascoltiamo e leggiamo gli interventi di tutti i virologi, di tutti i politici nazionali, di tutti gli amministratori regionali e locali. Ascoltiamo tutti, proprio tutti. E le incertezze non diminuiscono, provocando nei cittadini uno stress emotivo molto forte e dannoso. Siamo circondati e insidiati anche da molte bufale.
Pensate che da qualche giorno gira su internet una foto che ha fatto schizzare in testa alle classifiche la città di Siena. Perché? La foto è di un lungomare affollatissimo ma il mare è lontano da Siena almeno cento chilometri. Eppure molti ci hanno creduto e hanno insultato i senesi “in spiaggia”.Allora é bene non cercare certezze. Anche gli scienziati non ne hanno. Cercano e ricercano e, in fondo, è questo il loro mestiere. E le autorità pubbliche, alle prese con una situazione neppure immaginabile, provano a conciliare le esigenze della salute con quelle del lavoro.
Insomma, tutto è incerto ma state sicuri, #tuttoquestopassera’.
Buon viaggio
Gli Alberto Manzi dei nostri giorni
Cari viaggiatori,
ogni giorno leggiamo i racconti di insegnanti che in queste settimane cercano con tutti i mezzi di istruire gli studenti. Sono dei pionieri ma prima di loro lo è stato il maestro Alberto Manzi. Negli anni Sessanta, ogni pomeriggio, si presentava in televisione per insegnare l’italiano e l’aritmetica agli anziani che non erano andati a scuola e ai bambini che avevano bisogno di un “ripasso”.
Era una pionieristica istruzione a distanza. Mi é tornata in mente in questi giorni e l’occasione é utile per ricordare il mitico maestro Manzi.Tra le tante belle storie di insegnanti c’è quella di un docente di liceo a Roma.
Ho letto un suo messaggio che vi ripropongo.”Non darò a tutti 10, ma non darò neppure alcuna insufficienza. Ringrazio i miei alunni per la grande lezione di maturità e responsabilità, che mi stanno dando. Ogni giorno sono con me nelle video lezioni. I loro volti, le loro voci, al computer, sono uno squarcio di bellezza e di speranza nel cielo plumbeo di questa pandemia. L’insufficienza la darò invece a me e alla mia generazione, per non aver lottato abbastanza per lasciare loro un mondo migliore, per non aver fatto del nostro meglio per impedire che questo tempo, il tempo della loro fanciullezza e adolescenza, il loro tempo, fosse loro strappato, ridotto a scampoli di esistenza in spazi chiusi. Insufficienza per il nostro egoismo, per l’incapacità di aggiungere un posto a tavola e insieme lavorare per una Terra accogliente e solidale, per aver rinunciato, in nome del profitto, al grande sogno di tenerci tutti per mano e costruire la pace. Non posso dare insufficiente ai miei alunni, quando sono io ad essere stato insufficiente. A nome mio e per conto della mia generazione, vi chiedo scusa, ragazzi!”
Buon viaggio
“Vola solo chi osa farlo”
Cari viaggiatori,
“Vola solo chi osa farlo” è uno dei tanti pensieri che ci ha regalato Luis Sepulveda nel corso della sua vita. È un invito a provarci e riprovarci, a non rassegnarci di fronte agli ostacoli. Un invito a “osare” per non avere poi il rimpianto per un’occasione persa.
Coltivare i sogni è un altro invito del Maestro, che ci ricorda: “Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.
Buon viaggio
Parole controsenso: perseveranza
Cari viaggiatori,
le grandi imprese, le scoperte straordinarie nascono dal genio ma anche dalla perseveranza. È un atteggiamento che comprende costanza e fermezza nel perseguire uno scopo. Provare e riprovare sono due verbi che ci devono accompagnare. Ce lo ricorda questo pensiero di Jim Morrison, che é stato leader carismatico dei Doors: “Come il mare che infrangendosi contro gli scogli trova sempre la forza di riprovarci”.
Ecco, gli uomini devono essere come le onde del mare che si infrangono contro la scogliera. Provare e riprovare.
Mai arrendersi anche quando il mondo sembra caderci addosso.
Buon viaggio
Da soli o in gruppo
Cari viaggiatori,
nei giorni scorsi si è assistito alla polemica tra chi voleva la riapertura delle chiese per i riti pasquali e chi era contrario. I primi, tra loro soprattutto chi in chiesa ci va di rado, hanno detto che non si possono tenere aperte le tabaccherie per soddisfare un “vizio del corpo” e tenere serrate le chiese che potrebbero saziare lo spirito. Dall’altra parte troviamo coloro, tra questi molti uomini di Chiesa e affini, che affermano che si può pregare da soli perché è giusto che in questa fase prevalga il diritto alla salvaguardia della propria e altrui salute.
La discussione su questo tema ci porta ad ampliare la riflessione sul senso del rito, di ogni rito, civile o religioso. Tante persone si lamentano della ripetitività di alcuni appuntamenti, dalla Pasqua al 25 aprile, dal Primo maggio al 2 giugno. Tre di questi di sicuro li saltiamo mentre il quarto chissà. E ora che il coronavirus li ha cancellati ci mancano, anche sotto l’aspetto festaiolo che, in fondo, è rituale anche quello.
Ecco, è sul senso più profondo del rito che dobbiamo ragionare. È il simbolo identitario di una comunità. Si può pregare da soli invece che in gruppo; si può celebrare il 25 aprile con la bandiera alla finestra invece che in piazza ma del rito collettivo non si può fare a meno. Appena sarà possibile.
Buon viaggio
Parole controsenso: attesa
Cari viaggiatori,
viviamo nel tempo dell’attesa. Aspettiamo il bollettino tv delle 18 per sapere se la curva dei contagi è in salita o in discesa. Aspettiamo di sapere quanti sono i morti del giorno. Aspettiamo di sapere quando il presidente del consiglio dirà “bomba liberi tutti”.Viviamo il tempo dell’attesa e, soprattutto, di un’incertezza che ci fa cercare quelle certezze che scienziati, economisti e guru non possono darci. Abbiamo solo una certezza: #tuttoquestopassera’.
Per accettare l’attesa dovremmo provare a trasformarla in desiderio. Potremmo dire “l’attesa del desiderio”, quella voglia di camminare e correre come se fossimo stati tutti runner nel pre-coronavirua, quel bisogno di incontrare e di lavorare.Uno scrittore svizzero, maestro elementare, Peter Bichsel, scrive: “È possibile ascoltare bene quando si tollera di non capire”. Se pensiamo di non capire, o meglio di non capire tutto, sarà meno difficile superare il tempo dell’attesa.
Sarà meno faticoso esercitare l’arte di saper attendere se avremo il ragionevole dubbio che la nostra idea possa non essere la migliore possibile.
Buon viaggio
Quando crolla un ponte
Cari viaggiatori,
tra poche settimane il ponte Morandi sarà pronto e per Genova e l’Italia la riapertura rappresenterà un momento di riscatto. Mentre si “rialza” il Morandi si affloscia il ponte sul Magra, ad Albiano, in provincia di Massa Carrara, in quel fazzoletto di terra toscana che sa un po’ di Emilia e un po’ di Liguria.
È andata bene. Poteva essere un’altra strage. Le autorità pubbliche si sono messe subito all’opera per realizzare “qualcosa” che unisca le due rive del fiume ma Albiano non è Genova e l’attenzione dell’opinione pubblica non sarà la stessa. Speriamo di sbagliarci. L’augurio è che il ponte sul Magra possa essere al più presto ricostruito per il bene di tutta la zona e come simbolo del desiderio di collegarsi agli altri.
Non è un bel segno quando crollano i ponti che testimoniano la volontà di unire, di collegare uomini e luoghi. Il ponte ci consente di passare da una parte all’altra per incontrare le persone, ma ci consente anche di tornare indietro, quindi rappresenta il libero arbitrio. “Tagliare i ponti”, come recita un vecchio detto popolare, non è un segnale positivo soprattutto in un momento come dove c’è bisogno di connessione di cuori e di energie.
Buon viaggio
Parole controsenso: pazienza
Cari viaggiatori,
in Toscana se una persona è molto paziente, infinitamente paziente, viene considerato bischera. Non è un’offesa ma neppure un complimento. Eppure, la pazienza, secondo me è una virtù, anzi un’arte, che può essere coltivata. É un esercizio quotidiano.
La pazienza non è una qualità che fa parte del dna di una persona ma è un’arte che va, appunto, coltivata ogni giorno.Ed è fortunato chi la “pratica” da tempo perché è pronto per esercitarla in questa fase di emergenza in cui c’è bisogno di molta pazienza.
Ci siamo abituati da tempo ad avere risposte immediate su tutto. Se sbagliamo una strada quando siamo in auto c’è il navigatore che ci indica, subito, la via giusta. Se non ci ricordiamo la data di nascita di Garibaldi c’è Wikipedia che ci dà, subito, la risposta. Se non ci ricordiamo il nome del farmaco contro l’allergia andiamo su Google e, subito, troviamo la risposta. Tutto e subito.
In questa fase non è così. Viviamo un periodo caratterizzato da quello che i sociologi definiscono con l’acronimo VUCA. Significa che la fase è caratterizzata da volatilità, incertezza, complessità, ambiguità.
È proprio così ed é per questo che bisogna esercitare l’arte della pazienza. Chi ce l’ha se la tenga stretta e continui a coltivarla. Chi non ce l’ha cominci a esercitarla.
Gli tornerà utile ora e dopo quando #tuttoquestopassera’.